Zungri è un piccolo centro agricolo dell’entroterra vibonese. Posto sull’altipiano del Poro, prende il nome dal greco tsounkrì, che significa collina, altura.
Il territorio vanta un antico insediamento rupestre, detto degli “Sbariati”, degli sbandati, perché su quelle alture si rifugiava la popolazione costretta a fuggire dalle scorribande arabe nei periodi bizantino e normanno.
Secondo le testimonianze archeologiche, il sito risalirebbe al XII-XIII secolo, ma gli studiosi sono convinti che sia stato abitato già in epoca preistorica.
“La città di pietra”, come è stata ribattezzata in tempi recenti, conta un massiccio numero di case (un centinaio) scavate nella roccia arenaria, e si estende per un totale di tre chilometri quadrati sui costoni che conducono al letto del torrente Malopera, in un’area denominata Fossi.
Caratteristica unica del centro è la capillare opera di canalizzazione volta a immagazzinare l’acqua piovana al fine di evitare allagamenti letali per la popolazione.
Le grotte, vere e proprie abitazioni con tanto di porte, finestre e giacigli, ci riportano a un tempo passato, quando l’incedere lento della vita era scandito da piccoli gesti quotidiani di sopravvivenza e cura del corpo e dello spirito. L’intero sito emana un’energia secolare racchiusa fra i muri scolpiti e le sorgenti ornate dalla capelvenere, consegnando al visitatore le chiavi per un mondo mistico e misterioso inaccessibile nella quotidianità moderna.
Nei pressi dell’insediamento è presente anche il Museo della Civiltà Rupestre e Contadina, all’interno del quale è possibile ammirare numerosi oggetti di uso comune appartenuti alla popolazione locale nell’800 e nel ‘900.